Proseguo la rilettura a proposito degli interventi, spesso senza senso, sulle mie schede da parte della redazione del Dizionario del western americano 1899 – 2022, edito da Gremese.
Per quanto concerne “Sfida infernale” (1946, John Ford) su cui ho scritto un libro nel 1991 (edito da Lindau con parecchie ristampe) la scheda viene brutalmente tagliata e cambiata con strane aggiunte come quella della citazione di Sadoul che io non ho scritto. Ma tant’è…non aggiungo altro.

Sfida Infernale presenta cinematograficamente la storia della mitica sfida all’O.K Corrall tra il Marshall Wyatt Earp (Henry Fonda) insieme con il fratello Morgan (Ward Bond) e Doc Holliday (Victor Mature) contro i Clanton, il padre (Walter Brennan) con i suoi figli. Sfida Infernale, tratto liberamente dal libro di Stuart N. Lake Wyatt Earp Frontier Marshal, è inventato da Ford a partire da personaggi realmente vissuti. Diviene un film epico in cui la drammaticità degli eventi si unisce profondamente con lo humour fordiano. Shakespeare con la Monument Valley. Un film dove un dottore di Boston diviene il boss di una contrada della frontiera western, e un padre violento come Old Clanton, che perde tutti i suoi figli, è come un personaggio di un poema omerico o di una tragedia greca. Due sono le principali figure femminili nel film: la messicana Chihuahua interpretata dalla
splendida Linda Darnell e Clementine Carter (Cathy Downs) il cui nome dà il titolo al film (in originale infatti My Darling Clementine). La figura di Wyatt Earp era già stata messa in scena dal grande Allan Dwan con Gli indomabili (Frontier Marshal, 1939). Ford realizza Sfida Infernale immediatamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1946.
Negli anni 40 a Hollywood si impone, rinnovando atmosfericamente il linguaggio cinematografico, il film noir in cui si rappresentano situazioni sotterranee mediante ambientazioni scenografiche ritagliate con contrappunti decisi tra bianco e nero. Nella filmografia fordiana, Sfida Infernale segue I Sacrificati Bataan (They Were Expendable) del 1945 e precede La croce di fuoco (The Fugitive) del 1947. Queste tre opere compongono una specie di trilogia del mistero dove i contrasti chiaroscurali e l’illuminazione tesa agli antagonismi scenotecnici, con bagliori violenti determinanti ombre decise, sono predominanti. E quindi anche un western come Sfida Infernale è calato in un’atmosfera noir con una fotografia che alimenta tensioni da incubo e da mistero dove il buio e il notturno sono spesso presenti. Sfida Infernale si svolge quasi interamente nella cittadina di Tombstone; e manca volutamente – a parte l’inizio e la fine del film, e le due sequenze di fuga e rincorsa esterne alla cittadina – di quell’azione classica nel cinema western di Ford dovuta al tema del percorso e degli ampi spazi da attraversare: elementi che rendevano ricchi di difficoltà e di avventure misteriose gli avvenimenti delle opere fordiane. Così il centro di Sfida Infernale diviene Tombstone, città aperta e ultima frontiera con i personaggi chiave di questa contrada. Ford illumina in canto epico gli eventi di tutti i giorni. E così proprio Tombstone, situata in realtà nel sud dell’Arizona in prossimità del Messico, viene spostata dal regista nella sua Monument Valley, nel nord dello stato. La morte vaga su Tombstone, nome che, tradotto in italiano, significa pietra tombale. Tra i personaggi principali sopravvivono soltanto i tre protagonisti che compaiono nell’ultima sequenza, quella dell’addio: Clementine Carter, Wyatt Earp e suo fratello Morgan. Gli altri personaggi principali muoiono tutti: i Clanton, James e Virgil Earp, Chihuahua e Doc Holliday.
Alcuni personaggi sono presenti in quasi tutto il film. Attorno a essi ruota l’azione di Sfida Infernale. Protagonista dominante, Wyatt Earp-Henry Fonda (e, a lui subalterni, i suoi fratelli). Ford lo presenta, dopo i titoli di testa, fin dalla sequenza d’apertura, in cui avviene il primo incontro con i Clanton. E lo ripresenta nell’ultima sequenza, quella dell’addio a Tombstone e a Clementine. Wyatt Earp è il personaggio perno, attraverso cui si inseriscono nel film gli altri protagonisti. Quando questi ultimi entrano in scena compare, come loro contraltare, Wyatt Earp. Avviene così per i Clanton; per Chihuahua nel Saloon, e poi per Doc; in parte anche per l’attore Thorndyke; soprattutto per Clementine Carter, quando scende dalla diligenza. Ford fa convivere nella personalità di Earp due sentimenti solo in apparenza antitetici: la timida gentilezza per la donna che attrae il suo interesse – Clementine, abbandonata da Doc – e la durezza determinata con chi gli si oppone – i nemici – . Sentimenti che modellano la figura del marshal di Ford come quella di un cavaliere antico che vive però nella frontiera del West. “Earp… Wyatt Earp”. Così si presenta, ancora con la barba coperta di schiuma dopo aver cacciato via l’indiano ubriaco, agli abitanti e al sindaco di Tombstone che gli chiede chi sia. Sono le stesse parole che pronuncerà più tardi quando incontra (è la seconda volta) dopo aver accettato l’incarico di marshal i Clanton al pianterreno della Mansion House. “Earp… Wyatt Earp”. Un nome
che condiziona chi ascolta. Un nome che è una leggenda. Sfida Infernale si fonda su una forma classica di fiction: quasi sempre ogni sequenza del film è compresa tra dissolvenze incrociate o dissolvenze in nero, finalizzate a racchiudere gli eventi. Il
film è costruito mediante un contrappunto di azioni, ancorate alla fiction cronologicamente, che si succedono temporalmente, o sembrano sovrapporsi nella contemporaneità. Ma il montaggio per sequenze lega in maniera classica i contrasti nel tempo unico dell’azione. Nella struttura della messa in scena di Sfida Infernale, Ford attribuisce importanza fondamentale all’alternarsi di giorno e notte. La finzione filmica si svolge in cinque giorni, che si succedono cronologicamente, dall’arrivo degli Earp nella piana presso Tombstone fino alla sparatoria all’O.K. Corral. L’ultimo giorno è quello degli addii tra Morgan, Wyatt e Clementine. Lo spettatore deve credere a questa alternanza tra giorno e notte. L’atmosfera si crea, sia nella notte, sia nel giorno,
sia negli esterni, sia negli interni in cui i personaggi si muovono. Ogni personaggio, sebbene spesso calato in un’atmosfera buia è esemplarmente esplicito. Nelle riprese in interno Ford rinchiude i propri attori in ambienti talvolta tenebrosi che sembrano iscriversi dentro muri che ne confondono la connotazione primaria della libertà tipica del western.
Il succedersi delle giornate della finzione è inventato da Ford attraverso una presentazione di Tombstone, ripresa sempre in campo molto lungo, con tagli differenti, ma con una luminosità costante fino all’ultima sequenza. Come se Ford voglia scandire mediante un preciso accento musicale la giornata che comincia con la veduta della piana assolata e della cittadina. I luoghi scelti diventano anche i luoghi temporali delle azioni. Lo svolgimento cronologico, diurno e notturno, alimenta le pause e i sussulti del ritmo del film. Così gli interni cupi e avvolti in un alone misterioso si fondono con lo spazio aperto e assolato dell’esterno-giorno in Tombstone, e con la contrastante e sospesa tensione delle riprese notturne. La notte infatti è il tempo della presenza del mistero nei rapporti tra i personaggi, e i loro incontri sfuggono permeati nella suspense di azioni che si
definiscono.
Si può anche scandire il film oltre che per i giorni anche per le sequenze, che sono ventinove. E schematicamente attraverso gli incontri-scontri tra gli Earp e i Clanton: il quinto è proprio quello della sparatoria finale all’O.K Corrall. L’unico personaggio a rimanere a Tombstone è Clementine Carter, una giovane donna della East Coast che diverrà maestra nel nuovo West.